Il referendum sulla Costituzione Europea del 2005 mise in luce, ancora una volta, l’imperfetta coincidenza tra l’idea metafisica di Europa come soggetto sovranazionale ed il sentire reale dei suoi cittadini. Ispirato da questa contraddizione, il drammaturgo francese David Lescot elaborò L’Européenne, un iperbolico pastiche che mescola linguaggi, stili e soprattutto idiomi: su una base di francese intervengono, come il tema pretende, attori di diverse nazionalità europee, recitando alternatamente nella lingua propria e in quella altrui.
Molti spunti di riflessione vengono giocati nel testo ma l’impressione è che il lavoro non decolli mai dalla sua impostazione razional-didascalica; ciò che si converrebbe a un buon articolo di giornale ma non a uno spettacolo teatrale dalla messa in scena enfatica e corale. Buona la prova di tutti gli attori, tra cui ci piace menzionare Marie Dompnier nella parte di una burocrate autoritaria, e Lenka Luptakova, cui è affidato un delicato e poetico monologo. Il lavoro è concepito in modo da adattarsi alla lingua e alla cultura del pubblico ospitante grazie all’inserzione di parti e personaggi in lingua locale; così la buffa Giovanna Scardoni puntella la parte centrale del lavoro con piccoli interludi giocosi in cui ripete una deliziosa cantilena per voce sola che menziona le popolazioni residenti alle falde del Vesuvio, al cospetto di un attento Bassolino seduto in sala.
Si dice che questo lavoro avrebbe dovuto aprire in prima assoluta il Festival; e che dopo un’occhiata degli esperti alla prove sarebbe stato trasferito alla seconda serata, in favore della Pièce noire di Enzo Moscato. Non sappiamo se questo sia esattamente vero, ma condivideremmo in tal caso l’idea che una rassegna importante come il Teatro Festival Italia avrebbe meritato un’apertura meno incerta.
Unica nota davvero positiva è la considerazione che in Francia un drammaturgo tutto sommato giovane come David Lescot goda di considerazione e di risorse che gli consentono di lavorare per il teatro con piena libertà di mezzi, ciò che in Italia è possibile soltanto ad un’élite di autori ben affermati; le istituzioni italiane dovrebbero utilmente meditare su tanto proficua liberalità.
Teatro San Carlo - Napoli, 4 giugno 2009
Teatro